La mostra di Basquiat alla fondazione Louis Vuitton di Parigi

Si è conclusa da pochissimi giorni a Parigi, nella meravigliosa sede della fondazione Louis Vuitton, una importante mostra dedicata a Jean-Michel Basquiat, diventato uno dei pittori più significativi del ventesimo secolo nonostante la sua brevissima vita.

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Jean-Michel Basquiat: la vita

Vita che forse è meglio brevemente ripercorrere per capire un po’ meglio questo artista.

Jean-Michel Basquiat nasce a Brooklyn il 22 dicembre del 1960 da padre haitiano e da madre statunitense di origini portoricane e inizia a manifestare interesse per il disegno fin da piccolo ispirato dai cartoni animati televisivi. Un amore per l’arte trasmessogli dalla madre, la quale lo accompagna spesso al Brooklyn Museum, al Metropolitan Museum ed al Museum of Modern Art di New York.

Nel 1968 viene investito da un’auto e l’esito dell’incidente è l’asportazione della milza. Durante la lunga degenza sua madre gli regala il testo di anatomia Gray’s Anatomy di Henry Gray, che lo influenzerà molto anche nelle sue opere dove sono frequentissimi gli elementi anatomici.

La particolare natura e predisposizione all’arte di Jean- Michel, induce i genitori a fargli frequentare la City-as-School di Manhattan, una particolare scuola per ragazzi dotati a cui non si addice il tradizionale metodo didattico ed è lì che, a 17 anni, stringe amicizia con il giovane grafitista Al Diaz.

E’ con lui che Basquiat acquista piena consapevolezza della propria vocazione artistica.

I due iniziano un sodalizio che durerà fino al 1980 caratterizzato dall’uso di LSD e di droghe pesanti: uniscono le loro capacità iniziando a produrre graffiti per le strade di New York firmandosi con l’acronimo SAMO (Same Old Shit).

 

Presto lascia gli studi e cerca di guadagnarsi da vivere vendendo i suoi disegni nei locali newyorkesi, ed è proprio così che conosce Andy Warhol il quale in un ristorante di Soho comprerà alcune delle sue cartoline illustrate.

In alcuni anni Jean-Michel entra nella “Factory” del re della Pop art, dove tra gli altri conosce Keith Haring, con il quale stringerà un’amicizia che durerà fino alla morte e inizia la sua vera carriera artistica che ha un lasso di tempo breve ma molto intenso : 1980-1988

Nel 1980 Jean-Michel partecipa al Times Square Show, retrospettiva organizzata da un gruppo di artisti e sponsorizzata da Collaborative Projects Incorporated (Colab) e da Fashion Moda, alla quale farà il suo formale debutto newyorkese anche Haring. Questo evento riconosce la nascita di due nuove avanguardie della Grande Mela: la downtown (Neo-pop) e la uptown (rap e graffiti).

La prima mostra personale di Jean-Michel avviene nel maggio del 1981 a Modena, nella galleria d’arte Emilio Mazzoli. Si tratta della prima personale di Basquiat e della prima mostra europea, che viene però accolta negativamente e con sarcasmo dai critici e collezionisti locali mentre un anno dopo, nel marzo del 1982, riscuote grande apprezzamento da parte di pubblico e critica nella personale di New York, nella galleria d’arte di Annina Nosei.

Nel 1987, con la morte di Warhol, Basquiat entra in una violenta crisi: il suo forte attaccamento al re della Pop Art, lo conduce all’abuso di eroina per superare il trauma.

Inizia un tentativo di disintossicazione che non porterà mai a termine: muore il 12 agosto del 1988, a ventisette anni, per overdose di eroina, nel suo studio di Great Jones Street, a Manhattan. Il corpo viene ritrovato, nudo, in un cassonetto dell’immondizia.

L’arte di Basquiat

Gli anni Ottanta sono stati un periodo molto particolare: sono gli anni in cui, per la prima volta, si mette in atto la vera comunicazione aggressiva, quella in cui si capisce e si scopre l’immenso potere della pubblicità, un mondo che si nutre velocissimo di qualsiasi cosa sia trasgressiva e destabilizzante, tutto ciò che propone modelli geniali, stimolanti e nuovi ha successo.

La pittura di Jean-Michel Basquiat nasce nell’entourage dei graffitisti di cui condivide lo stile di vita trasgressivo ma anche la tecnica, anche se giungendo a risultati espressivi molto distanti dai loro.

La parola ha grande peso nelle sue opere, Basquiat scrive utilizzando la logica degli aforismi in un linguaggio, apparentemente privo di contenuto narrativo, ma ridondante di allusioni e richiami.

Basquiat prende le distanze dal grafitismo grazie al suo istinto artistico allo stato puro ma mantenendone i messaggi di rivendicazione sociale. Le suggestioni che elabora provengono dal mondo delle “leggende”, colte dalla storia, dalla medicina, dalla musica, dai riti vudù, dalla televisione, dai fumetti…

Ma gli anni Ottanta sono anche quelli della grande liquidità economica creata da un mercato di borsa altalenante che ha spinto gli investitori, soprattutto americani, a grandi incursioni nel campo artistico. Il risultato è stato una iper produzione artistica degli artisti del periodo per soddisfare una grande richiesta, cosa che ha portato inevitabilmente al ridimensionare, nel tempo, molti fenomeni. Cosa che con Basquiat non solo non è successa ma anzi è servita a comprendere ancora meglio la portata rivoluzionaria della sua arte.

A distanza di 30 anni dalla sua morte le sue quotazioni non solo sono in costante salita , quanto la sua arte è entrata in un immaginario collettivo molto più di quanto non crediamo.

Basti pensare all’ iconografia del suo “marchio”: una corona a tre punte. Quello che era il titolo autoproclamato di Basquiat di re della strada, è diventata un vera e propria icona tra le più riconosciute e riutilizzate nella cultura contemporanea.

La retrospettiva di Basquiat a Parigi

La mostra di Parigi copre l’intera carriera del pittore, dal 1980 al 1988, esponendo 120 lavori riuniti per la prima volta qui, oltre a diverse collaborazioni tra Basquiat e Warhol, con opere inedite in Europa, e alcuni dipinti che raramente sono stati esposti durante la vita dell’artista, come Offensive Orange (1982), Untitled (Boxer) (1982), e Untitled (Yellow Tar and Feathers ) (1982).

Quello che salta all’occhio immediatamente, girando tra le sale della fondazione Louis Vuitton, è la sua pittura istintiva dalle profondità primordiali ma allo stesso tempo colta nella perfetta padronanza del tratto e dell’uso del colore. Caratteristica che è comune a tutte le opere senza cogliere una evoluzione di stile o di espressione, cosa sicuramente dovuta allo strettissimo arco temporale della sua attività, ma che fa pensare che quasi una evoluzione, oltre quella espressione, non sarebbe stata possibile.

Scheletri e teschi sono elementi ricorrenti tra le opere, ossessione per la morte, spesso tipica in chi fa uso costante si allucinogeni, ma anche rimando costante alla ritualità primitiva ed arcaica, si ispirano alle radici della cultura afroamericana per esprimere aggressività, rabbia e ribellione

Pool Level:

La mostra si apre con l’eccezionale trilogia di Heads dal 1981-1983. Segue, sul tema della strada – usato come studio, fonte di ispirazione, corpo vivente – la presentazione di un numero di opere, principalmente dal 1981 al 1982, che colpiscono per l’energia della loro composizione, l’intensità del ambiente urbano e la sua lingua. Un esempio include Corone (Peso Neto). Questo primo capitolo della mostra si chiude con le grandi figure dipinte dall’artista, la serie dei Profeti e il ritratto impressionante di un poliziotto nero (Irony of a negro policeman).

Ground Floor:

La seconda parte della mostra include una serie di trenta disegni di teste, per la maggior parte realizzati nel 1982. Questa sospensione funge da un’enorme composizione di volti che occupa l’intero spettatore campo visivo – sottolinea l’importanza del disegno per Basquiat. Più avanti, l’energia grafica di una dozzina di opere presentate allo stesso livello esprime tutta la rabbia, la protesta e la rivolta di Basquiat. Questo è simboleggiato da grandi figure afroamericane – pugili o combattenti – che erano anche eroi personali: Untitled (Sugar Ray Robinson) (1982), St. Joe Louis surrounded by Snakes (1982), Cassius Clay (1982) … L’uso di lettere, numeri, segni e testo sullo sfondo mostra la complessità delle composizioni, ad esempio in Santo #1 (1982), Portrait of the Artist as a Young Derelict  (1982), Senza titolo (1982), Portrait of the Artist as a Young Derelict  ( 1982).

Level 1  (Galleria 5)

‘Heroes and Warriors’ apre questa sequenza. Una figura frontale di un pugile nero, Untitled (Boxer) (1982), un capolavoro iconico, fornisce il collegamento con la sezione precedente. Le figure eroiche indossano aloni, corone o corone di spine … La figura emancipatrice di Sansone appare in Obnoxious Liberals (1982). La mostra continua con dipinti che collegano una lunga storia e archetipi agli immediati dintorni dell’artista, in composizioni arricchite da storie e testi frammentati, come Price of Gasoline in the Third World (1982) o Slave Auction (1982), che si rivolge direttamente allo schiavo commercio.
Un altro dipinto chiave, In italian (1983), testimonia il talento di Basquiat come colorista. La parte conclusiva di Gallery 5 è organizzata intorno alla musica, e in particolare alla figura del sassofonista jazz Charlie Parker, uno degli eroi di Basquiat. Cinque opere raffigurano la figura leggendaria, che considera un alter-ego: CPRKR (1982), Horn Players (1983), Charles the First (1982), Discography (One) (1983), Now’s the Time (1985).

Level 1 (Galleria 6)

La stanza riunisce sei dipinti in cui la scrittura gioca un ruolo centrale, tra cui Museum Security (Broadway Meltdown)  (1983) e  Hollywood Africans in Front of the Chinese Theater with Footprints of Movie Stars  (1983), che raffigura il pittore circondato da amici.

Livello 1 (Galleria 7)

Lo spazio di Galleria 7 consente un raggruppamento di quattro pezzi: Lye (1983), Flash in Naples (1983), Napoleonic Stereotype (1983), Red Savoy (1983) – basato su un motivo simile: una griglia sulla quale si sovrappongono le figure, prese in prestito dalla storia, dalla storia dell’arte o dagli immediati dintorni degli artisti.

Livello 2 (Galleria 9)

In questa stanza sono esposti due gruppi principali di lavoro. Il primo mostra dipinti relativi al monumentale Grillo (1984), tra cui Gold Griot. Questi lavori includono riferimenti alla cultura africana che sono stati reinterpretati e diffusi dalla diaspora, dove la figura nera è onnipresente.
Il secondo gruppo si concentra sulla relazione tra Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol. Il ritratto dipinto da Basquiat nel 1982, Dos Cabezas, segna l’inizio di questo reciproco fascino e introduce una serie di opere dipinte da entrambi gli artisti dal 1984. Warhol e Basquiat collaborano tra loro mescolando liberamente disegno e stampa.

Livello 2 (Gallerie 10 e 11)

Le ultime stanze sono organizzate in due sezioni. Uno è incentrato sui grandi formati del periodo 1985-1987, mescolando acrilico, pastello a olio e collage. Le procedure grafiche che richiamano le tecniche musicali del campionamento creano superfici dense e composizioni frantumate, suggerendo una moltitudine di letture diverse. L’altra sezione, il cui titolo, Unbreakable, è tratto dal titolo di un brano del 1987, include alcuni degli ultimi lavori dell’artista, tra cui lo straordinario Riding with Death (1988). Il dipinto testimonia il complesso patrimonio pittorico dell’artista, che mescola i riferimenti all’arte rinascimentale con la pittura iconica e le correnti più radicali del 20 ° secolo, ma che soprattutto trasmette un sentimento di disarticolazione nella rabbia furiosa e disperata nel vuoto.

 

Descrizione sala per sala fonte Fondazione Louis Vuitton

 

La mostra di Basquiat alla fondazione Louis Vuitton di Parigi ultima modifica: 2019-01-25T11:29:43+02:00 da patrizia

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