Bepi Zac è il nome dell’alta via delle dolomiti che si dipana sulla cresta del monte Costabella.
Durante il blogger week end di Moena il programma dei travel bloggers si è differenziato da quello dei food bloggers, e anche noi abbiamo scelto di dividerci per potervi raccontare entrambe le esperienze. Passo quindi la penna a Gabrio che vi racconta come è stata l’esperienza del suo primo sentiero attrezzato.
Ritrovo agli impianti, vicino alla seggiovia: la mattinata è fresca il sole stupendo e il cielo è terso. Il programma della mattinata di noi travel prevede la salita in seggiovia, una passeggiata sino al rifugio di passo delle selle e da li una ferrata: l’alta via Bepi Zac.
Ad accompagnarci, o forse meglio detto scortarci, ci saranno gli agenti della polizia di stato del gruppo alpino di Moena.
Il ritrovo è sede per il primo esame: un agente ci guarda, o meglio ci squadra i piedi, i miei erano bellissimi dentro le scarpe tecniche dateci da testare da LA SPORTIVA , azienda di calzature tecniche da trekking e alta montagna che ha sede a Ziano di Fiemme.
L’esame scarpe miete le prime vittime, per la nostra sicurezza e per far si che il gruppo si muova alla stessa andatura, vietatissime scarpe con suola liscia;
Seggiovia.
Già qui il panorama è mozzafiato.
Arrivati in cima partiamo per il secondo test a sorpresa: la salita verso il rifugio. La salita è impegnativa, e una volta arrivati in cima il solito buon agente esordisce con un “tu, tu e pure tu andate al percorso b” , fortunatamente ne esco incolume anche questa volta.
Al rifugio c’è tempo per una breve pausa, una bevanda calda e iniziamo l’ imbragamento.
La via ferrata prevede che ciascuno di noi abbia una imbragatura da arrampicata e un bellissimo elmetto ufficiale della polizia.
Tutti pronti? Partiamo, la Bepi Zac inizia circa 200 mt più in su.
Salendo ci spiegano come utilizzare e quando i moschettoni dell’imbragatura, come posizionare i piedi nelle strettoie, sui perni o in caso di ghiaccio. La compagnia degli agenti mette tutti a proprio agio.
All’inizio della ferrata ad aspettarci con una bellissima camicia a quadri e dei guanti giallo fluorescenti c’è Livio, dagli amici detto Livio Bomba.
Livio lavora per il comune di Moena, è incaricato di gestire tutte le alte vie del comune.
È grazie a lui se la Bepi Zac è tutt’oggi agibile e se alcuni passaggi esistono. Il suo compito è quello di ripercorrere metodicamente tutte le vie ferrate e di controllare che sentieri, cavi, perni, scale e ponti siano in ordine.
Ma Livio non è con noi per parlarci della sua attività ma della sua passione, è tra i maggiori esperti degli eventi bellici accaduti su quei monti durante la prima guerra mondiale.E la Bepi Zac è stata un passaggio cruciale durante la guerra.
Conosce a perfezione sia la cronistoria generale, quella scritta su tutti i libri di storia, che aneddoti tramandati di padre in figlio. È lui che negli anni ha riportato alla luce e risistemato trincee, rifugi, stalli, postazioni per mitragliatrici e cecchini utilizzati dai due eserciti, è lui che ha raccolto in un suo piccolo museo divise, mobili, coperte e bombe.
Gli agenti della polizia ci raccontano della sua incredibile conoscenza degli ordigni bellici ( che gli è valsa il suo soprannome): da pochi frammenti trovati lungo il percorso è in grado di risalire non solo al tipo di bomba, ma anche all’ esercito che la utilizzava e alla funzione che aveva. E’ lui stesso che disinnesca le bombe inesplose che trova (i segni sul viso ne sono un chiaro segnale)
La “passeggiata” continua per un totale di circa 3 ore tra aneddoti ( come quello del fedele stambecco che ha accompagnato Livio nel suo lavoro per anni) , panorami meravigliosi che tra un passaggio e l’altro cercavo di catturare con la mia macchina fotografica, e adrenalina che non ti faceva avvertire la fatica
La Bepi Zac è stata davvero un’esperienza unica che non dimenticherò. Grazie bloggerWEmoena!
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