Fuksas: la chiesa di San Paolo a Foligno

chiara (40 di 80)Massimiliano e Doriana Fuksas sono una coppia di architetti italiani, fra i più importanti a livello internazionale e a Foligno esiste una chiesa da loro disegnata: la chiesa di San Paolo

chiara (59 di 80)

Consacrata nel 2009, questa costruzione ha generato ogni sorta di reazione, per lo più negativa, e noi siamo voluti andare a vederla.

Una piccola premessa imprescindibile a qualsiasi giudizio prematuro: la zona in cui sorge questa chiesa è una periferia residenziale degli anni 60, senza alcunissima attrattiva nè a livello architettonico, che più in generale storico e tanto meno naturalistico.

fuksas

 

Il lavoro dei Fuksas, per quel che riguarda il corpo della chiesa, sia internamente che esternamente, è a mio parere perfetto

I volumi, l’uso dei materiali, il gioco di luci interno che molto ricorda quello creato dalle finestre di Corbusier a Ronchamp, tutto crea un insieme armonico: anche il tanto deprecato impatto esterno. Certo sono volumi e linearità a cui i paesaggi italiani non sono avezzi, ma diverso non deve significare per forza brutto.

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Quello che invece a noi ha veramente deluso è stato l’arredo interno: statue sacre, sedie supplementari ai banchi, tovagliato degli altari, piante…

…davvero un infelice tentativo di ammorbidire l’insieme, dando invece al tutto un tocco trasandato che  impoverisce un opera completa e finita così come l’autore l’aveva pensata.chiara (58 di 80)

Giudizi personali a parte reputo che questa opera di Fuksas meriti di essere vista

con un occhio non prevenuto, e magari in una giornata di sole accecante che ne esasperi ancora di più l’asciuttezza delle forme,  così come abbiamo avuto la fortuna di vederla noi!

Fuksas: la chiesa di San Paolo a Foligno ultima modifica: 2013-09-13T08:34:09+02:00 da patrizia

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Comments

  1. Enrico
    Agosto 1st

    Prima reazione, di pancia: il Brutalismo non mi piace e se dalla funzione deve derivare la forma, allora dico NO ad una chiesa che sembra la Kaaba de La Mecca 😉
    Tornando seri…
    Giusta l’osservazione sul panorama circostante, che non invita a voli pindarici. Però non è nemmeno necessario assoggettarsi, secondo me, all’estetica circostante, se così deprimente: penso a Meier nella Chiesa del Giubileo a Roma, che pure è sorta tra palazzi di edilizia popolare degli Anni Cinquanta di Tor Tre Teste.
    Più che Rochamp ci ho visto, dalle vostre bellissime foto, il Convento di Santa Maria de La Tourette di Le Corbusier, con questi volumi scabri, duri, che personalmente non mi danno idea di accoglienza. Le lampade mi sembrano molto belle!
    Ci sta che dal vivo poi anche io la apprezzi come edificio in sè, ma mi sembra “sbagliata” come chiesa cattolica: una religione dove i riti sono legati all’immagine, al colore, alla ricchezza ed anche ad un ricchissimo apparato iconografico.
    E infatti tu dici che la statuaria sacra era fuori luogo: ti credo, questi volumi puri, grigi, spigolosi mi fanno più pensare alla spiritualità protestante, a certi film di Bergman. E quindi alla rifiuto della decorazione.
    Un luogo di culto dovrebbe offrire speranza e dare senso di accoglienza: a me non sembra ne offra molto…

    • patrizia
      Agosto 1st

      Ciao Enrico, grazie per il tuo commento molto bello e soprattutto molto competente. Sono d’accordo con te che il senso di accoglienza qui non passa attraverso il calore/colore a cui secoli di arte religiosa ci hanno abituati.
      Ma poi penso al gotico, alla purezza con cui è stato concepito, alla freddezza e alla lontananza che voleva sortire nel credente che doveva sentirsi una nullità rispetto al creatore e mi chiedo se in realtà questa visione di chiesa cattolica che accoglie non sia più data dalla sovrapposizione di stili a cui praticamente ogni edificio è stato assoggettato, piuttosto che al modo in cui è stato concepito.
      Lo stesso dicasi per la grigia razionalità tipica delle chiese rinascimentali (solo successivamente intaccate da stili più “calorosi”).

      Poi come dici tu, la prima reazione, di pancia, quando entri ti dirà cosa ne pensi.

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