Chiunque nella sua carriera scolastica ha sentito parlare di questo luogo, magari non se lo ricorda, ma le grotte di Altamira sono considerate in un certo senso l’inizio della storia dell’arte dell’umanità.
Il momento in cui l’uomo realizza qualcosa non per uno scopo utilitaristico ma il semplice scopo di emulare la natura viene fatto coincidere infatti con l’inizio della volontà, per quanto inconscia, di creare arte.
E le grotte di Altamira, insieme ad altri luoghi in Europa pressoché tra loro contemporanei (come Pech Merle, di cui abbiamo parlato in questo post) , sono il primo esempio conosciuto di questa nuova attitudine dell’uomo.
Allo stesso modo però ho provato una fortissima delusione nello scoprire che quello che si visita non è la vera grotta ma una sua fedelissima ricostruzione.
Risultato: sono arrivata al momento del viaggio con un misto di emozione e rabbia senza sapere quale delle due emozioni avrebbe avuto la meglio e senza sapere bene cosa aspettarmi dalla visita in generale.
Il luogo dove si trovano le Cuevas de Altamira è immerso in delle colline boscose, quando si arriva si ha la netta sensazione di trovarsi in un luogo molto speciale, isolato e solitario e allo stesso tempo pieno di forti energie.
Il museo di Altamira si prova a pochi passi dalle vere grotte, il cui ingresso si può vedere, e questo aumenta davvero tantissimo la suggestione: le grotte sono lì, dietro quella porta che ad oggi si apre solo un giorno alla settimana per pochissime persone che vengono estratte a sorte. La necessità di preservare le condizioni climatiche originarie della caverna ha costretto a ricorrere a queste misure, prima di compromettere irrimediabilmente i graffiti.
Una volta entrati nel museo si viene accolti da una piccola introduzione storica che permette di prepararsi alla visita, ma anche all’organizzazione del museo di frazionare gli accessi alla riproduzione della grotta in piccoli gruppi tutti accompagnati da una guida.
Una volta entrati inizialmente è chiaro che si ha la percezione netta di non essere nell’originale, ma mano a mano che si scende per arrivare alla camera dei graffiti ( la riproduzione degli ambienti è fedele in tutto e per tutto tranne per i pavimenti che sono stati alzati e abbassati in modo tale da permettere di passare e di vedere i graffiti da vicino) si viene letteralmente rapiti dalla bellezza dei graffiti.
I colori, i tratti, l’intensità raffigurativa che questi disegni fatti 18.500 anni fa riescono ad avere, fa passare del tutto in secondo piano il fatto che si tratti di repliche, ed anzi ti fa apprezzare il fatto di poterli osservare con la massima calma, da una distanza ravvicinata potendone cogliere sfumature che altrimenti non sarebbe possibile.
In definitiva, nonostante le perplessità iniziali, il mio è un bel si alla visita, senza tralasciare il fatto che in Cantabria esistono ben 16 grotte che contengono graffiti preistorici, oltre Altamira, e queste sono tutte visitabili nella loro sede “vera” , e quindi potrebbe essere una buona idea abbinare la visita di Altamira con almeno un’altra delle altre grotte preistoriche che potete trovare nell’elenco a questo link.