Il giorno della memoria: aprite quei cancelli.

birkenau giorno della memoria

Il 27 gennaio, oggi, si commemora la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz avvenuta nel 1945. Si chiama il giorno della memoria.

La memoria.

La prima volta che sentii veramente parlare di shoah fu in modo immenso: dalla bocca di Luigi Massignan, neurologo, direttore dell’ospedale psichiatrico di Udine prima e di Padova dopo. Dovevamo presentare il suo libro.

Quest’uomo, uno dei pochissimi sopravvissuti al Campo di concentramento di Mauthausen , dopo una vita di silenzio, in vecchiaia decide di scrivere “Ricordi di Mauthausen, ai miei nipoti…“. E’ la prima volta che parla come numero 1156029IT:  mi dice che l’unico modo per sopravvivere una volta tornati a vivere era tacere per non essere uccisi dalla memoria. Adesso però, mi dice, bisogna che i miei nipoti sappiano, e per quanto dolore questo possa causare bisogna che io racconti loro perchè sappiano e perchè portino memoria, perchè solo la memoria impedirà che cose del genere possano tornare.

 

birkenau giorno della memoria

 

Memoria.

Circa 6 o 7 anni fa andammo quasi senza volerlo in viaggio in Polonia: una buffa storia che ha di mezzo una truffa sventata e che ci ha lasciato in eredità un volo andata e ritorno per Katowice di cui non sapevamo che fare. Fu così che in 24 ore organizzammo i nostri 4 giorni a Cracovia. Le poche ore a mia disposizione per pianificare la visita a questa destinazione di cui non sapevo nulla, mi fecero scoprire che tra il nostro areoporto e la bellissima città di Cracovia si trova il villaggio di Oswiecim.

Oswiecim è il nome polacco di Auschwitz.

Abbiamo messo tantissimo tempo con la nostra macchina a noleggio per trovare il campo di sterminio, ora sito dell’Unesco, eravamo convinti che avremmo trovato centinaia di insegne, e invece nulla, solo un paio di cartelli quando ormai avevamo il parcheggio a pochi metri. Strano.

birkenau giorno della memoria

Auschwitz è mostruoso, aberrante, è l’inferno, ma tutto sommato sei pronto: hai visto quelle immagini un milione di volte, conosci l’ingresso con la disgustosa scritta, ti portano per mano attraverso questo “non mondo” dove ti mostrano nel tentativo di  farti capire e con grazia ti fanno riemergere alla luce del mondo normale.

A pochi kilometri da lì c’è Birkenau. Dove sono state scattate queste foto.

Ebbene se ad Auschwitz sei in qualche modo preparato,  Birkenau ti annienta. In questo posto entri e ti perdi in una superficie immensa, qui non vieni portato per mano, qui sei tu, il filo spinato, le baracche in legno,in molte delle quali puoi entrare. Qui non ti spiegano cosa stai guardando, ma losai, lo capisci. Il posto è talmente ampio che difficilmente ti scontrerai con altri visitatori, e qui l’abisso che stai vedendo ti cade addosso in pieno.

per noi il giorno della memoria è l’immagine del cancello di Birkenau con i suoi binari che vi entrano. E mai, mai lo dimenticheremo

birkenau giorno della memoria

Il giorno della memoria: aprite quei cancelli. ultima modifica: 2014-01-27T09:42:18+01:00 da patrizia

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Comments

  1. Natascia
    Gennaio 27th

    Io sono stata a Dachau, sono posti agghiaccianti! ma che dobbiamo ricordare perché mai più possa esistere un inferno del genere!

    • patrizia
      Gennaio 27th

      è proprio così Natascia, soprattutto adesso che i testimoni diretti iniziano ad essere davvero pochi e presto non vi sarà più nessuno a poterne parlare

  2. enikő
    Gennaio 27th

    bellissimo post, grazie

  3. Oggi più che mai dobbiamo ricordare. Oggi più che mai. Restiamo Umani.

  4. Pingback: Il Memoriale della Shoah di Milano, in stazione centrale. -

  5. wilma dainese
    Gennaio 28th

    E’ davvero devastante entrare ,seppur attraverso queste tragiche foto,in questi luoghi .Perchè ?! cosa ha scatenato tanta follia,odio, perchè questa volontà pianificata di annientare altri esseri umani?!.Mai dimenticare! Io ho avuto il nonno internato in un campo di concentramento a pochi km da Berlino.Mai è riuscito ha superare quei ricordi,mai ne ha parlato,è stato liberato dai russi è tornato a piedi fino a noi.

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