Se siete appassionati di archeologia preistorica e di natura selvaggia, non potete perdervi una visita al sito nuragico Grutti Acqua nell’isola di Sant’Antioco, e se pur conoscendo queste zone della Sardegna non ne avete mai sentito parlare, non preoccupatevi: sembra che gli abitanti dell’isola non nutrano molto interesse per far conoscere questa area, eppure la visita a questi luoghi è estremamente affascinante.
Faccio prima una giusta premessa: si tratta di una zona che ha poco di spettacolare a livello di grandiosità dei reperti, nulla a che vedere con i grandi nuraghe che si possono vedere in altre zone, o con ad esempio la zona archeologica Tamuli di Macomer che vi avevo raccontato qui.
Percorrendo la strada che compie il perimetro dell’isola, lasciandovi Calasetta alle spalle e andando verso sud, dopo una quindicina di chilometri arriverete alla spettacolare Cala Sapone, 650 metri più avanti dovrete lasciare il nastro asfaltato e seguire l’insegna che indica verso destra il bacino nuragico Grutti Acqua (e questa è l’ultima insegna che troverete). Da qui in poi seguite la strada bianca senza alcuna preoccupazione in quanto di tratta di una strada comunque molto larga, senza buche e sostanzialmente piana percorribile in tutta facilità sia in macchina che in bicicletta ( piuttosto che a piedi come ho fatto io, ma in questo caso ricordatevi di portarvi dell’acqua!).
Dopo circa 3 chilometri, e dopo aver superato le ultime abitazioni, noterete in lontananza un massiccio roccioso che si erge dalla vegetazione e mano a mano che vi avvicinate noterete come queste rocce siano state erose dal vento in maniera spettacolare creando moltissime zone cave.
Non è difficile immaginare come proprio queste zone cave possano essere state scelte, in epoca preistorica, come ripari, ed infatti è proprio intorno a questa piccola catena rocciosa che si sviluppa la zona nuragica.
I reperti più completi a livello di costruzione, li si incontrano subito: si tratta della tomba dei giganti Sa Corona de Su Crabì.
Il contorno della tomba è perfettamente integro così come le pietre che costituiscono l’ingresso alla tomba, è quindi possibile ammirare la tipica forma trapezoidale di queste costruzioni atte a ospitare la sepoltura di molte persone.
Il paesaggio qui è incredibile: il mare in lontananza, la macchia mediterranea tutto intorno, alle spalle le rocce rossastre erose da ere e nessuna traccia umana tutt’intorno tranne queste pietre che da millenni onorano la sacralità della morte.
Facendo delle ricerche ho trovato che in questa tomba sono state ritrovate parecchie ossa di genere sia femminile che maschile, di adulti ma anche di bambini, lo stato di ritrovamento delle ossa non ha permesso di risalire alle dimensioni degli individui, ma ha riscontrato che il loro stato di salute era buono ( non tale cioè da essere stati affetti da malattie mortali) ad eccezione di un cranio in cui è stato ritrovato un buco perfettamente tondo, di cui non si sa dare spiegazione.
Se in questa prima parte dell’area nuragica di Grutti Acqua una insegna indicava il posizionamento della tomba, d’ora in avanti non troverete più indicazioni.
Anche se non è per nulla difficile trovare i luoghi di cui vi parlerò, potete in ogni caso cercare il luogo su google maps, e seguendo la navigazione, perfettamente mappata, arriverete senza problema.
Lasciando la tomba alle spalle dirigetevi verso le formazioni rocciose che sono a questo punto a pochi passi da voi ( il sentiero è tracciato in modo netto, impossibile sbagliare) potrete così ammirare da vicino i ripari di cui vi parlavo, in particolare vi troverete davanti una roccia con tre buchi scavati dal vento, che sembrano delle vere e proprio cuccette.
Tornando sulla strada principale, e proseguendo ancora qualche minuto, arriverete ad una casa fienile abbandonata, la riconoscerete anche dallo slargo della strada che vi è in prossimità e dove è in caso possibile parcheggiare agevolmente.
Entrate nella stradina che passa di fianco la casa, superate la rete, e a questo punto vi si aprirà davanti un sentiero delimitato a destra e sinistra da pietre.
Proseguendo alcuni minuti per questo sentiero giungerete ad un bivio, andando a sinistra giungerete quasi subito al pozzo sacro, luogo di ritrovamenti importanti ora custoditi al museo di Cagliari e attualmente coperto, proseguendo invece, dopo poco, giungerete ad un particolarissimo laghetto.
Si tratta di un bacino d’acqua artificiale di origine nuragica alimentato dalla stessa fonte che alimenta il pozzo sacro. La vista di questo laghetto è piuttosto singolare , per il colore scurissimo della sua acqua, per la forma quasi perfettamente circolare, e per il non avere sponde.
Sarà anche per questo motivo che questo luogo alimenta alcune leggende di cui si trova traccia nel web.
Continuando per il sentiero si torna in pochi minuti, facendo un cerchio, al sentiero poco prima del bivio.
Tornate nuovamente su e questa volta al bivio invece di andare a sinistra verso il lago, seguite la parte destra del percorso. Qui in un tempo leggermente più lungo, ed arrampicandovi in altezza, arriverete in una area dove una grande quantità di massi vi indicherà essere il luogo dove si ergeva la torre nuragica, e di cui rimane vagamente la forma. La posizione qui è incredibile, il mare in lontananza vi circonda ovunque, mentre la vegetazione è tutto ciò che si interpone alla vostra vista.
Come detto all’inizio del post, l’esperienza di visita a questa zona mescola molto archeologia e natura: vi sentirete rapiti dalla forza di questi luoghi che, nella loro potenza, già millenni or sono erano stati scelti dai nostri antenati come casa e rifugio e poco sorprende se queste zone sono oggetto di leggende un po’ misteriose.