La cappella di Matisse di Vence è un capolavoro, ma non possiamo mostrarvelo.
Il motivo per cui non possiamo mostrarvelo risale al perché stesso dell’esistenza di questa cappella di Santa Maria del Rosario di Vence.
Henry Matisse infatti durante una lunga degenza per una grave malattia, divenne molto amico con una suora Sœur Jacques-Marie, dell’ordine domenicano residente a Vence. Matisse, che era ormai ridotto sulla sedia a rotelle, si trasferì così da Nizza a Vence vicino al convento della suora. Fu lei a chiedere a Matisse di progettare una cappella vicino al convento.
Questa fu, a detta di Matisse, “il capolavoro della sua esistenza”.
Matisse elaborò tutto per questa costruzione: dai disegni strutturali architettonici, ai dipinti al suo interno, passando per le vetrate, l’altare e tutto l’arredo sacro, compresi gli abiti del celebrante.
Tanti degli schizzi preparatori della cappella, compongono gran parte del materiale presente nel Museo Matisse di Nizza.
E se la cosa detta così non desta grossi problemi , non è lo stesso quando si va a vedere la gestione che l’ordine ha di questo incredibile patrimonio.
La Cappella di Matisse infatti osserva degli orari pazzeschi che rendono la probabilità di trovare il sito chiuso un po’ troppo elevate!
Infatti la cappella non solo è chiusa tutti i giorni festivi e da metà novembre a metà dicembre, ma anche ogni venerdì. Inoltre nei giorni di apertura gli orari sono funambolici: Lunedì, mercoledì e sabato solo il pomeriggio dalle 14 alle 17-30, mentre martedì e giovedì anche dalle 10 alle 11-30.
Ci sono voluti tre diversi viaggi per riuscire a trovarla aperta e quando ci siamo riusciti abbiamo trovato all’ingresso della biglietteria una suora di circa 80 anni che ovviamente non solo non parlava una parola di lingua inglese, quanto faticava a capire anche il francese in quanto probabilmente sorda. Nessun tipo di comunicazione possibile, nessuna informazione neppure tramite opuscoli o cartelli, solo lei con i suoi biglietti già strappati e la mano tesa a chiedere i soldi.
L’unico cartello esistente quello che vietava tassativamente l’uso di macchine fotografiche.
Ed è così che l’idillio con la Cappella di Matisse, già partito in maniera difficoltosa, si rovina definitivamente.
Non possiamo essere d’accordo su questo modo di padroneggiare l’arte e tanto meno di non rendersi conto che quella che si vive con l’arte è una esperienza complessa, non solo un momento visivo. Per quello ci sono le foto. Mai riuscirò a vedere dal vivo un’opera d’arte così bene come me la mostreranno le foto, mai vedrò il dettaglio di certi affreschi a tre metri d’altezza come me lo mostreranno le immagini fatte con le luci perfette e nessun intralcio visivo. Ma quando mi reco al cospetto di un’opera d’arte cerco la totalità dell’esperienza. Una esperienza che inizia col non trovare troppe volte le porte chiuse, che inizia nel non dover vivere un luogo di fede come un museo, e che invece deve essere vissuto da museo che allora abbia delle strutture che lo rendano tale e che permetta a me visitatore di non avere l’impressione di trovarmi davanti solo rifiuti, e di sentirmi un intruso.
Comments
Purtroppo tutto il mondo è paese… limiti e divieti assurdi ci sono anche -per diredi un caso famoso- nella Cappella Sanseverino a Napoli, altro miracolo d’arte
ecco, vedi adesso mi tocca andare a cercarmi questa Cappella Sanseverino…. 😉
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