Il Desert des Agriates è uno dei posti che, in fase di preparazione del nostro viaggio in Corsica, mi aveva maggiormente incuriosito, e quindi non vedevamo l’ora di visitarlo.
Si tratta di una zona costiera piuttosto ampia, a nord dell’isola, in cui non esiste alcuna forma di urbanizzazione, viene chiamata deserto, non tanto perché abbia le caratteristiche naturali delle zone desertiche, ma proprio per l’assenza di intervento umano.
Il Desert Des Agriates è delimitato a ovest dalla spiaggia di Ostriconi, a est dal paese di Saint Florent, e a sud dalla strada costiera D81.
La parte di costa che è coperta dal Desert del Agriates è lunga e giusto alla sua metà vi si trova una spiaggia famosissima: la spiaggia di Saleccia.
Per raggiungere questa spiaggia vi sono due modi: o seguendo il sentiero pedonale costiero partendo da i due punti limite a est o a ovest con circa 4 ore di cammino, oppure percorrendo una strada sterrata di oltre 11 chilometri che dalla statale si inoltra nel Desert des Agriates attraversandolo nel suo punto di maggior larghezza.
Nelle guide vi diranno che si tratta di una strada infinita, difficilissima da fare persino con un fuoristrada e che l’unico modo di percorrerla è quello di noleggiare una guida con fuoristrada in loco.
Arriviamo all’imbocco della strada molto indecisi sul da farsi, lungo la statale le pubblicità cominciano a segnalare la possibilità di prendere queste 4×4 con guidatore ma mano a mano che ci avviciniamo la cosa sembra un po’ una montatura per turisti.
Arriviamo all’imbocco della strada sterrata e decidiamo di fermarci un attimo a guardare la situazione.
Vediamo le 4×4: ne partono e ne arrivano in continuazione cosa da cui deducuamo che funzionano come una sorta di navetta, insieme a loro però vediamo anche un certo numero di macchine normalissime imboccare la strada, guardano bene era chiaro che si trattava di gente locale che si stava recando al mare.
Rimaniamo dubbiosi per qualche minuto finché ci decidiamo a provare a fare la strada anche noi con la nostra Toyota a noleggio.
Ai primi metri temevamo che i 4×4 che incrociavamo ci dicessero che non potevamo essere lì e di girarci (anche se nessun cartello vietava il transito), quando ci siamo resi conto che nessuno ci badava ci siamo rilassati e ci siamo concentrati sulla strada.
I primi 2 chilometri sono il pezzo decisamente peggiore, buche e dislivelli hanno richiesto che io più di una volta uscissi per indicare a Gabrio quale traiettoria scegliere per non impantanarci, ma non mi stupirei se questo primo tratto di strada fosse mantenuto così proprio per scoraggiare gli avventurieri come noi.
Dopo questo tratto infatti la strada diventa sì sterrata, ma larga, con poche buche e dislivelli affrontabili da qualsiasi macchina. In circa tre quarti d’ora siamo arrivati a destinazione dove, con nostra grande sorpresa, vi è un grande parcheggio e dove le macchine in sosta era tutte molto impolverate (come la nostra) ma nessuna di queste era minimamente un fuoristrada.
Guidando all’andata e al ritorno notavamo come i 4×4 che facevano da navetta, scegliessero appositamente di entrare nelle buche più fonde della strada, o di arrampicarsi con le ruote sul ciglio, insomma la sensazione era quella che cercassero di movimentare il tragitto rendendolo più “avventuroso”.
A questo link potete vedere un piccolo video fatto da noi dalla macchina mentre Gabrio guidava.
I paesaggi attraversati in questo tour del deserto della Corsica non si discostavano da quelli già visti altrove in questa isola, semmai piuttosto ripetitivi e con la vista verso il mare chiusa dalle colline, non me la sento di definirlo un posto speciale, se comparato ad altri luoghi meravigliosi incontrati in Corsica.
Una volta parcheggiato, con una breve passeggiata, si raggiunge la famosa spiaggia di Saleccia.
Acqua incontaminata, sabbia bianca, sicuramente molto bella, ma in tutta onestà non così tanto più bella della Spiaggia di Ostriconi.
Noi siamo stati molto felici di vederla, perché il viaggio è stato per noi una piccola sfida molto divertente, ma probabilmente se avessi pagato la navetta 4×4 ( piuttosto cara), e la avessi così vissuta come una esperienza molto turistica, probabilmente dico, saremmo rimasti delusi.
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1 Comment
Ho affrontato il tratto a/r con una Hyundai Atos ed, in accordo con altri Italiani incontrati lungo il tragitto, consiglio di affrontare il tragitto almeno con un SUV (ho visto una vecchia panda tornare indietro). Affrontare il tragitto con una normale auto è davvero azzardato