Il riso Acquerello non ha bisogno di grandi presentazioni: è forse il più famoso d’Italia per quel che riguarda l’alta ristorazione, il preferito di moltissimi chef non solo italiani, sicuramente una delle eccellenze del made in Italy.
Riso Acquerello viene prodotto nel Vercellese, e precisamente presso la Tenuta Torrone della Colombara a Livorno Ferraris, dove il riso viene coltivato fin dal 1400 e dove, dal 1935, la famiglia Rondolino, ha preso in mano la proprietà.
La lavorazione del riso avviene proprio qui.
La super selezione dei chicchi di carnaroli fatta con macchinari modernissimi, la pulitura dei chicchi fatta ad elica per mantenere l’integrità del chicco, la stagionatura tanto amata dagli chef ( che arriva fino a 7 anni) e anche la procedura brevettata che restituisce al chicco la sua gemma che naturalmente si stacca durante la lavorazione e che, pur contenendo la parte più nobile dei nutritivi, viene persa con qualsiasi altro riso.
E’ sempre molto affascinante entrare, guardare, capire, come nasce una eccellenza. Comprendere quanto lavoro, ricerca e risorse vi sono dietro una cosa semplice come un chicco di riso. Una esperienza estremamente istruttiva poter toccare con mano come tutto avvenga.
Arrivare alla sede di riso Acquerello vuol dire entrare in un pezzo di storia, questo lo si intuisce sin da quanto si varca il grande portone della tenuta.
Torrone della Colombara infatti, risalente al 1500, si compone di una costruzione che traccia il perimetro di un grande quadrato,entrando ci si trova davanti quella che si può presupporre essere stata la casa padronale, e tutto intorno a chiudere il quadrato, gli ambienti di servizio.
Da fuori non si può non ammirare la bellezza delle linee semplici e geometriche che delineano la bella costruzione in mattoni rossi, i panorami senza fine dei campi di riso, il profilo di una grande cascina poco distante e in lontananza il profilo di un piccolo camposanto e di una chiesetta.
Possiamo immaginare che anticamente questa sia stata una piccola comunità, ma solo quando Maria Nava Rondolino ( la padrona di casa) ci apre le porte del suo mondo, capiamo effettivamente di fronte a cosa ci troviamo.
La prima parte della tenuta che visitiamo è il corpo centrale, i grandi spazi qui sono stati restaurati ed adibiti a sale espositive di arte contemporanea, ma è quando passiamo ai “bracci” laterali della tenuta che iniziano le sorprese.
Nell’ala destra della costruzione sono stati recuperati i locali che fungevano da laboratori del fabbro, del falegname, del sellaio, tutto sembra rimasto fermo a come l’artigiano lo aveva lasciato: attrezzi, oggetti, esemplari realizzati e da riparare, tutto come se fosse ancora attivo.
Passiamo al corpo centrale che si trova all’ingresso della tenuta: qui è dove vivevano le famiglie che componevano la comunità. Le stanzette aprono dei piccoli mondi: la scuola, gli appartamenti. Tutto sembra essere intatto nel tempo: a fare una foto in bianco e nero si rischia di pensare di essere davanti ad una foto d’epoca.
Il clou della visita si raggiunge con la visita alla cascina che abbiamo visto appena fuori il perimetro della cascina.
Scopriamo trattarsi del dormitorio delle mondine.
Si entra nella grande stanza e ogni letto è fatto come se ci stesse a tutt’oggi dormendo qualcuno, su ogni letto sono adagiati vestiti, calze, foulards, e sui comodini suppellettili femminili, giornali dell’epoca, ombrellini: un universo femminile.
Per tutte le sale di questo particolarissimo museo di storia rurale i particolari sono incredibilmente curati e così scopriamo che Maria Nava ha una passione per i tessuti d’epoca e grazie alla sua meticolosa cura, questo museo è molto di più di una riproduzione, è un pezzo di storia congelato nel tempo.
Allo stesso modo visitarlo è molto di più che una esperienza storica, ma è un momento toccante ed emozionante, a tratti realmente commovente.
La visita al museo è possibile previa prenotazione