Basta questa insegna per farmi guardare Gabrio con faccino implorante e far si che lui pronunci la frasetta magica: “Vuoi che ci andiamo?”
Gabrio sa che ho una vera e propria passione per l’archeologia e ancora di più per tutto ciò che è legato alla preistoria e quindi….
Stiamo percorrendo uno dei nostri itinerari on the road e abbiamo appena passato il confine che dal lato mediterraneo separa Francia e Spagna. Dopo aver visitato il Monastero di Sant Pere de Rodes ci stiamo dirigendo sulla costa verso il parco naturale di Cap de Creus, ed è qui che avvistiamo questa insegna.
Dopo poco giungiamo ad un tornante dove la freccia per il dolmen indica un sentiero, quindi parcheggiamo e cominciamo ad arrampicarci.
Pur essendo fine dicembre c’è un bel sole e le miriadi di piante di fichi d’india hanno persino dei frutti maturi attaccati.
Neanche da dire non c’è nessuno che sta percorrendo il nostro sentiero, che oltretutto non è ben chiaro come sia direzionato. Cominciamo a pensare di aver sbagliato strada anche perchè nulla lascia ad intendere che ci sia qualcosa proseguendo.
E invece dopo un po’ ecco taula dels lladres.
Il dolmen è piccolino ma abbastanza complesso nella sua costruzione, isolato su una collina come spesso sono questi ripari funebri preistorici.
Il nome del dolmen deriva da una leggenda che vuole che questo sia stato il luogo di incontro per un gruppo di banditi, che qui si doveva distribuire il bottino. Al momento della divisione però scoppia una lite che culmina con l’uccisione di uno dei rapinatori. Il resto della banda , eliminato un concorrente, festeggia bevendo il vino che il morto aveva portato con se. Il vino però era stato precedentemente avvelenato dal ladro ucciso. Risultato: tutti i malviventi muoiono e il bottino viene preso da un ragazzo che era si era nascosto a spiare e che è diventato così ricchissimo.