Se i vostri viaggi, da qui al 30 dicembre 2016, vi porteranno a Gent, nelle Fiandre, c’è una mostra che non dovete perdervi, si chiama The Birth of Capitalism ed è al Caermersklooster nel bel quartiere dell’Oudburg.
La mostra, come indica il titolo, è un interessante percorso che analizza la nascita del capitalismo ( che proprio nelle Fiandre ha avuto inizio) attraverso capolavori che attestano le fasi di questo sviluppo che dal Medioevo ha cominciato a muovere i primi passi.
Intorno al 1200 nelle Fiandre l’uomo inizia ad emergere dai periodi bui mettendo a frutto la sua intraprendenza. Da soggiogato e passivo diventa pratico e innovativo e, dando spazio al suo spirito imprenditoriale, diventa potente e prospera.
In questo periodo il ruolo delle città dei Paesi Bassi diventa centrale. Grazie al commercio e all’imprenditoria, le comunità cominciano a diventare centri di potere economico, e con il fiorire dell’economia prospera anche il settore dell’arte tanto che i prodotti artistici dalle Fiandre conquistano il mercato mondiale.
Dipinti, sculture, arazzi, pale d’altare,cominciano ad essere esportati ovunque tanto che il “made in Fiandre” diventa un marchio di qualità riconosciuto a livello internazionale.
Oltre all’indubbio valore artistico dei pezzi in mostra, l’esibizione merita di essere vista anche per un altro motivo: per osservare il modo in cui non solo è stata allestita, ma anche per come è stata concepita dal curatore (Katharina Van Cauteren, classe 1981).
L’allestimento è impattante: nonostante il periodo trattato sia tutto tranne che moderno, non mancano colori accesi, inserimenti scenici, e percorsi modulati da importanti giochi di luce che ti portano leggerezza e curiosità attraverso le varie sale della mostra. Un approccio assolutamente vincente per avvicinare il grande pubblico anche a periodi artistici normalmente poco allettanti.
La trama che unisce i pezzi esposti nella mostra poi è tutt’altro che banale, e a spiegarla un bellissimo opuscolo che viene consegnato all’ingresso. L’opuscolo sembra un settimanale e vale la pena metterlo in borsa per poi leggerlo con calma dopo aver visitato la mostra perché rianalizza tutto quanto visto nell’ottica di un imprenditore e di una storica dell’arte ( rispettivamente l’impenditore finanziatore della Phoebus Foundation che ha realizzato la mostra, e la curatrice).