L’area nuragica Tamuli di Macomer in Sardegna

area nuragica Tamuli di Macomer

Quando si parla di nuraghe si pensa alle famose torri che sono disseminate, più o meno integre, per buona parte della Sardegna, ma poco si può capire di queste costruzioni se non si prende in considerazione, in modo più generale, la civiltà nuragica.

Si tratta di una popolazione che ha vissuto nell’epoca preistorica in Sardegna in un ampio arco di tempo che va dal 1800 al 900 a. C. ed una delle zone più interessanti dove capire di più come viveva questa civiltà è l’area archeologica Tamuli di Macomer in provincia di Nuoro.

Vi consiglio questa visita soprattutto per un motivo: la zona pur essendo abbastanza circoscritta ( la visita totale può essere effettuata in una mezz’ora ) presenta una varietà di costruzioni che slegano l’immagine del nuraghe come elemento isolato poco integrato a quella che può essere una vita sociale, e vi darà la possibilità di capire come si presentava un agglomerato urbano dell’epoca.

Per raggiungere la zona archeologica Tamuli di Macomer bisogna percorrere una strada che, salendo dal paese, in qualche minuto vi condurrà ad un verdissimo altopiano.

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Non appena arrivati in loco non vi sarà difficile capire il motivo per cui i preistorici avessero scelto proprio questo luogo:  una vista che si perde all’orizzonte senza incontrare ostacoli, e una piccola parete rocciosa che forniva l’adeguata base per sorreggere le costruzioni e fungere da naturali mura difensive.

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In cosa consiste l’area nuragica Tamuli di Macomer

La prima cosa che si incontra nella visita del sito archeologico sono tre tombe comunitarie, chiamate tombe dei giganti.

La forma di queste tombe, attualmente scoperchiate, prevedeva un corridoio ad imbuto che immetteva nella camera di sepoltura, le tre tombe sono di varia dimensione, ma di tutte si intuisce chiaramente la forma completa che gli apparteneva.

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La caratteristica più particolare delle tombe dei giganti sono i due bracci che partono dall’ingresso del corridoio a formare uno spazio semicircolare antistante la tomba chiamato esedra. Qui avvenivano le cerimonie sacre, si pensa che la forma sia  ad imitare le corna della divinità taurina.

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Proseguendo verso il villaggio sul cammino incontriamo 6 betili, cioè dei piccoli dolmen, tre di sembianze maschili e tre femminili ( riconoscibili dal rilievo dei seni) , poste quasi a dividere la zona dei morti da quella dei vivi. Rappresentano la divinità maschile e quella femminile che garantiscono la prosecuzione della specie.

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Si giunge quindi al vero e proprio cento abitato dove molte sono le abitazioni perfettamente conservate. Si tratta di capanne a pinata circolare in alcuni casi, ellittica in altri.

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Questi ripari sono creati con grossi massi sormontati da pietre piatte, e si sono conservati integri anche grazie al fatto di essere usati come ripari per il bestiame dai pastori fino ad epoche recenti, impedendo così che le cavità si riempissero di terra e detriti facendone crollare col tempo le coperture.

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E non solo dai pastori!

Infatti in uno di questi, infilandomi con la testa per vederne l’interno, ho rischiato di fare un infarto in quanto una dolcissima cagnolona ha scelto questo posto come suo riparo e ha cominciato a scodinzolare non appena sono entrata nel buio della capanna. 🙂

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L’intero abitato ( nuraghe e capanne) è delimitato da un muro di cinta fatto da grossi blocchi, mentre da un lato la parete rocciosa di cui vi parlavo funge da protezione naturale.

Quasi al centro del villaggio, nel punto più alto della piana, sorge la torre del nuraghe, questo non è sicuramente tra i meglio conservati che potrete trovare in Sardegna, anzi, ma come detto l’unicità di questo luogo è data proprio dal contesto globale dell’area nuragica.

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La visita all’area archeologica può essere fatta tutti i giorni dalle 10 alle 18 pagando un biglietto di 4 euro che comprende, se lo desiderate, la visita guidata.

Per informazioni potete trovare i contatti a questo sito.

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L’area nuragica Tamuli di Macomer in Sardegna ultima modifica: 2018-06-14T11:19:19+01:00 da patrizia

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