Cividale del Friuli è uno dei luoghi sacri dell’enologia: molte delle grandi cantine friulane si trovano nei paraggi, in quelli che vengono chiamati Colli Orientali, ma Cividale del Friuli è anche una bellissima cittadina sulle rive del Natisone
Ed è proprio il Natisone a tracciare il profilo inconfondibile di questo paese a pochi kilometri dal confine: il suo celeberrimo Ponte del Diavolo infatti è l’immagine classica a cui si associa la città.
La strana caratteristica del Ponte del Diavolo è che il suo pilone centrale poggia su una roccia in mezzo al fiume. La leggenda vuole che i cittadini di Cividale del Friuli abbiano chiesto aiuto al diavolo per la costruzione di questo ponte, promettendogli in cambio l’anima del primo che lo attraversasse una volta costruito. Il diavolo accettò ed in una sola notte il ponte fu realizzato. Al che gli abitanti di Cividale spinsero ad attraversarlo una pecora, gabbando il diavolo e vedendo realizzato il loro anelato collegamento con l’altra riva del Natisone
L’ipogeo celtico è un luogo strano, e a renderlo ancora più strano le sue chiavi sono custodite dal museo del tempietto longobardo e da un bar nelle vicinanze. Tu vai lì, chiedi le chiavi, cerchi la porta, la apri, accendi la luce ,fai la tua visita, spegni la luce, chiudi a chiave la porta, riconsegni le chiavi.
Cosa fosse in realtà questo ipogeo celtico è poco chiaro: in queste rudimentali sale ricavate negli anfratti di roccia scavati dal Natisone, si intravedono delle maschere abbozzate nel tufo, una prigione? un luogo di sepoltura? in realtà la stessa origine celtica è tutta da verificare: sicuramente un luogo affascinante e unico nel suo genere!
Del tempietto longobardo si sa invece decisamente di più. Annoverato tra i siti dell’Unesco ha subito nei secoli una certa stratificazione che non impedisce però di ravvederne la eccezionale unicità di questo sito.
In particolare la meravigliosa decorazione in stucco (composto di gesso, calce e polvere di marmo) risale all’epoca stessa in cui fu costruito il Tempietto, cioè appena oltre la metà del secolo VIII, così come alcuni degli affreschi risalgono alla stessa epoca.
La bellezza, unita alla rarità di testimonianze del genere lo rende un vero e proprio capolavoro