C’è un posto a Parigi che non riesco a definire, una piccola oasi decontestualizzata, un microcosmo. Si tratta di Place Igor Stravinsky, alle spalle del Centre Pompidou di Parigi.
Probabilmente il nome della piazza vi dirà poco, ma guardando le foto avrete capito che parlo della la Fontaine des Automates, realizzata nel 1983 da Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle, composta da 16 sculture coloratissime in alluminio che si muovono grazie a dei meccanismi elettrici situati tra i getti d’acqua.
La zona in cui si trova il Centre Pompidou è senza dubbio la zona di Parigi che non amo. Caotica, piena di orribili bazar, genericamente mal frequentata. I borseggiatori qui sono in agguato più che in altre zone, la gente qui è più nevrotica che altrove. Questa zona ha poco di Parigino e se c’è un solo motivo per cui la attraversiamo una sola volta ogni volta che siamo a Parigi, è per venire qui.
In questa piazza tutto si ferma e rallenta di nuovo, gli automatismi della fontana vanno a ritmo dei passi delle poche persone che passano. Sembra impossibile, con i fiumi di genti che si riversano a pochi passi da qui, come sia facile scattare delle foto senza aver nessuno che intralcia l’obbiettivo. Le forme fiabesche delle sculture, con il grande murales alle sue spalle che intima al silenzio sembrano mandare via i frettolosi e i malati di nevrosi cittadina.
Parigi, si siamo di nuovo a Parigi.
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