Da sabato 7 Aprile la Pinault Collection di Venezia ha riaperto le porte delle sue due meravigliose sedi espositive: Palazzo Grassi e Punta della Dogana.
Palazzo Grassi ospita la monografica dedicata a Albert Oehlen di cui vi abbiamo parlato qui, mentre a Punta della Dogana va in scena la collettiva Dancing with Myself.
140 opere esposte, di 32 grandissimi esponenti internazionali dell’arte contemporanea.
Nomi come Damien Hirst, Maurizio Cattelan, Gilbert&George, Alighiero Boetti, Nan Golding Cindy Sherman tanto per citare alcuni dei nomi che il grande pubblico è forse più abituato a sentire.
Il tema della mostra?
Non autoritratti, ma rappresentazioni di sé. E la questione cambia eccome, perché “se ogni ritratto è una rappresentazione di sé, non tutte le rappresentazioni di sé sono autoritratti”.
Queste sono le parole di Martin Bethenod, co-curatore della mostra insieme a Florian Ebner.
Sculture, tele, fotografie, video: tutti i tipi di linguaggio sono stati esplorati dagli artisti per esplorare un rapporto con il corpo che non sia autocelebrativo ma diventi materiale comunicativo esso stesso.
Quale materiale, strumento, o anche quale arma possono costituire il mio corpo e la mia immagine per la mia ricerca artistica? Quale ruolo mi assegna la società – in quanto artista, in quanto persona e in quanto membro di una comunità o di una minoranza – e come posso liberarmi dai suoi obblighi? Come posso sfuggire alla fatalità della morte diventando parte della mia opera? Sono alcune delle domande, esistenziali e ironiche, politiche e poetiche, biografiche e sociali, sollevate dai lavori riuniti in Dancing with Myself. Facendo dialogare le opere della Pinault Collection con una selezione di lavori della collezione del Museum Folkwang di Essen, questa mostra sottolinea quanto sia importante la presenza dell’artista all’interno della propria creazione, dagli anni settanta fino a oggi.
Più che soggetto, l’immagine e il corpo dell’artista sono un nuovo strumento che serve ad affrontare un certo numero di tematiche e posizioni, spesso legate a sfide politiche, o che toccano problemi sociali, razziali, d’identità, di genere, di sessualità… Nel corso del ventesimo secolo, filosofia, psicologia e scienze sociali hanno rimesso in discussione il concetto di individuo come detentore di un’identità unica, stabile, fissa. Nello stesso tempo, l’autoritratto, un genere classico della pittura, ha ceduto il posto a nuove pratiche di autorappresentazione che impegnano l’immagine e il corpo stesso dell’artista, per esempio con fotografie, video o performance. Attraverso la diversità dei linguaggi artistici, delle culture, delle origini geografiche, delle generazioni, delle esperienze, Dancing with Myself propone un percorso tra la malinconia della vanità e il gioco critico delle identità, tra l’autobiografia politica e i temi esistenziali, tra la presenza del corpo e la sua assenza o la sua sostituzione simbolica.
La mostra accompagna il visitatore lungo quattro tematiche che si sviluppano in un percorso fluido negli spazi di Punta della Dogana – Melancolia, Giochi d’Identità, Autobiografie Politiche, Materia Prima
Così viene descritto dal sito stesso della mostra questo interessantissimo percorso espositivo capace di emozionare nella sua diversità e nel suo abitare così bene una sede dal fascino incredibile come quello di Punta della Dogana di Venezia.
Le mostre ( di Punta della Dogana e di Palazzo Grassi) sono aperte tutti i giorni tranne il martedì dalle 10 alle 19 fino al 16 Dicembre 2018 ( fino al 6 Gennaio 2019 quella di Palazzo Grassi)
Sono previste delle visite guidate gratuite in italiano ogni sabato alle 15 a Punta della Dogana e alle 17 a Palazzo Grassi
Il biglietto di ingresso è unico per le due mostre al costo di 18€