Fuerteventura.
Ne avevo tanto sentito parlare per via dei tanti italiani che che qui hanno deciso di viverci, stregati da questa isola. L’idea che me ne ero fatta era quella di un posto di perenne estate, con una atmosfera da vacanza che non finisce mai e che attirasse quel tipo di persone che in preda ad una sorta di sindrome di Peter Pan, trovassero qui la loro casa ideale. E forse in alcuni casi questa cosa non è del tutto lontana dalla realtà.
Poi a Fuerteventura ci siamo andati, due giorni per carità non posso certo darti l’illusione di conoscerla o di capirla, però di tastarne il polso si, e ti rendi conto che le cose possono stare in modo completamente diverso.
A farci da guida in questa isola delle Canarie, Damiano, un italiano che ha scelto Fuerteventura come casa ma che non appartiene certo a “quel tipo”. Damiano ama talmente tanto Fuerteventura che la conosce quasi meglio dei Majoreri stessi, e il suo sito di escursioni davvero particolari vi può far capire di cosa parlo.
Nel nostro breve soggiorno ci ha parlato della difficoltà di vivere in una terra in cui l’acqua è più preziosa di qualsiasi altra cosa, in cui la vegetazione è difficile, dove il vivere stesso è stato difficilissimo fino a davvero poco tempo fa
Ancora una volta mi ritrovo a dire che la terra di queste isole è quella che ti regala le emozioni più intense. L’unicità dei suoi paesaggi, l’intensità delle sue espressioni, la guardi e lei ti attira a sé.
Piccola curiosità, a Fuerteventura si trovano moltissimi alberi del profumatissimo pepe rosa ( foto in basso a sinistra) e le piante di fico d’india sono state a lungo coltivate per ricavarne la Cocciniglia, un parassita che vedete bianco sulle foglie nella foto qui sotto al centro, che una volta schiacciato secerne un liquido molto denso e intensamente colorato di rosso La cocciniglia veniva utilizzata per produrre gran parte dei coloranti rossi utilizzati nell’industria alimentare, ora sostituiti da coloranti di sintesi per via dell’elevato costo.
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