Passeggiare a Venezia dopo il lockdown

Il mio primo “viaggio” post lockdown causa COVID19 è stato a Venezia. questo venerdì 29 Maggio 2020.

In tantissimi mi state chiedendo delle dritte su dove andare per vivere l’atmosfera particolare che può regalare una città così unica in queste condizioni così uniche, e quindi riporto qui il mio itinerario, anche fotografico, che ho compiuto a piedi in una lenta giornata di sole dalle 11 alle 19.

venezia lockdown

Ma prima voglio parlarvi un po’ delle sensazioni.

Ho avuto il grandissimo privilegio di poter vivere tanto Venezia nella mia vita, di giorno, di notte, in periodi di grande affluenza e nei tempi morti, con la neve e con l’acqua alta a livelli storici, con il sole e con la nebbia fitta da aver paura di cadere nei canali, e anche in anni in cui il turismo era certamente tantissimo ma non massivo come in questi ultimi anni.

Quindi non vi parlerò della stranezza di vedere una Venezia vuota, o piazza San Marco deserta.

Quello che mi ha colpito in maniera forte e che ho realizzato dopo alcune decine di minuti che camminavo per le calli familiari è stato il silenzio.

Ci ho fatto caso: questo silenzio mi ha accompagnato dall’inizio alla fine, in tutti gli angoli in cui mi sono persa e non mi ha lasciato mai.

La seconda stranezza che mi ha mostrato Venezia in questa sua inedita faccia è stata la mancanza di traffico, ma non di persone, il traffico nelle vie di acqua.

E anche in questo caso realizzi la mancanza quando il silenzio viene interrotto da uno degli sporadici mezzi in azione.

La vista sul canale della Giudecca spaziava senza essere interrotta mai, il Canal Grande a parte pochi vaporetti era come un qualsiasi fiume cittadino, non era più l’arteria vitale a cui siamo abituati.

E questo rende Venezia qualcosa che nella sua vita forse non è stata mai.

Il mio itinerario a Venezia post lockdown

Ho scelto di fare per Venezia un itinerario molto classico, essendo una buona occasione per vederla non congestionata, ho scelto di non andare come mio solito a perdermi per luoghi sconosciuti ai più, ma di tornare nei posti da “prima volta a Venezia”.

Dalla stazione dei treni ho fatto il Ponte degli Scalzi e sono andata dritta alla mia pasticceria del cuore, Tonolo, che è aperta e così ho potuto iniziare col piede giusto il mio primo viaggio post lockdown.

Sono arrivata per calli interne fino allo Squero di San Trovaso, che mi ha fatto felice trovare attivo, e da lì sono andata  alle zattere.

Da qui mi sono goduta la vista sulla Giudecca fino alla punta estrema de La Salute dove ho doppiato il capo e sono arrivata al Ponte dell’Accademia passando davanti alla fondazione Guggenheim ancora chiusa ( come tutti i musei di Venezia ).

Dal Ponte dell’Accademia sono arrivata a San Marco passando per la calle Larga XXII Marzo, dove si trovano tutte le boutique, qui l’atmosfera era un po’ surreale con tutti i negozi aperti, vuoti e le poche persone che passavano completamente disinteressati della loro esistenza.

A Piazza San Marco c’era poca gente ma c’era, il Florian era chiuso mentre il Quadri era aperto con alcuni avventori. Il sole pieno dilatava ancora di più il silenzio e le dimensioni della piazza che in questa condizione emana ancora di più una potenza del tutto particolare.

La basilica è aperta ma solo per le messe e non è quindi possibile entrare.

Mi sono diretta verso Rialto: la maggior parte delle botteghe del ponte sono chiuse, il bellissimo campo San Giacometo sgombro, mentre molte persone occupavano i tavoli del Bancogiro che affaccia sul Canal Grande.

Da sempre uno degli angoli di Venezia che amo, mi sono fermata a bere uno spritz al Select e qualche cicheto.

La mia pausa è stata premiata dalle frecce tricolori di cui ignoravo fosse programmato il passaggio per le 14. E’ stato emozionante e mi sono goduta lo spettacolo ricordandomi di fotografare solo un attimo dopo e riuscendo così a prenderne solo la scia colorata.

Ho poi proseguito per il mercato del pesce che a quell’ora era finito e che stavano pulendo.

Proseguendo a camminare sono tornata al ponte degli Scalzi, l’ho nuovamente attraversato e prendendo la Strada Nuova sono arrivata al Ghetto Ebraico.

Strada Nuova era abbastanza popolata, ma appena lasciata la ampia via per le viuzze del ghetto è tornata la calma totale anche se per questa zona non è una cosa così strana.

A questo punto non ho resistito e abbandonando le rotte classiche mi sono inoltrata nella Venezia dei veneziani, arrivando ai confini ultimi di Cannaregio, percorrendo la bellissima riva delle Fondamenta Nove che fronteggia l’isola cimiteriale di San Michele.

Percorrendo varie calli sono arrivata all’Arsenale

e da lì risalendo la Riva degli Schiavoni sono arrivata al Ponte Dei Sospiri, una pausa negli eleganti Giardini Reali, e poi di nuovo San Marco.

Il famoso Bacino Orseolo dove normalmente i colorati gondolieri si radunano, era parcheggio di tante gondole coperte, e con l’eccezione di qualche gondoliere che faceva manutenzione, non c’era traccia del tipico vociare canzonatorio di questi.

Prossima tappa il famoso gianduiotto di Paolin in Campo Santo Stefano dove i bambini Veneziani giocavano a pallone come sempre è stato.

[ Il gianduiotto è una mattonella di gelato alla nocciola messo in un bicchiere e circondato da una marea di panna montata. A Venezia la panna si monta a mano ed è quindi molto compatta, quasi senza zucchero e buonissima. E’ una specialità tipica veneziana e si trova un po’ ovunque, ma quello di Paolin è uno dei più famosi. Si può prendere seduti ma anche da asporto.]

Tornando verso la stazione ho fatto un giro a Campo Santa Margherita, il luogo della gioventù veneziana per antonomasia, ed è stato bello vedere che c’erano un bel po’ di persone.

Un passaggio a vedere il murales di Banksy che si trova a pochi passi e che non avevo ancora visto, ed è ora di andare in stazione per rientrare.

 

Passeggiare a Venezia dopo il lockdown ultima modifica: 2020-05-31T16:14:38+01:00 da patrizia

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